domenica 5 luglio 2009

Oi dialogoi

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(ovvero: un po’ di filosofia e dintorni, ma più dintorni che filosofia)

Aristotele teneva una lezione… no, non Onassis, quello di Jacqueline; l’altro, quello nato a Stagira qualche po’ di tempo prima. Onassis era miliardario, figurati se poteva pensare alla filosofia. Lo stagirita invece era un povero cristo e da qui la necessità di prendersela con filosofia.

Quindi dicevamo, il buon Aristotele teneva una lezione ad un gruppo di allievi ai quali andava dicendo:

- Ragazzi, ho scoperto che Socrate è mortale e vi dimostrerò come sono arrivato a questa ineccepibile verità.

Nessuno degli allievi osò replicare: Maestro, ma c’è bisogno di dimostrarlo? Ci ha pensato già lui a farlo quando, una settantina di anni fa, s’è bevuta la cicuta! No, nessuno osò fargli notare l’inutilità della sfacchinata cui si era sobbarcato, perché ante Christum natum c’era rispetto per chi insegnava!

- Allora seguitemi con attenzione, disse Aristotele. TUTTI GLI UOMINI SONO MORTALI, SOCRATE È UN UOMO, SOCRATE È MORTALE.

Quella decina di allievi rimase in silenzio per un attimo e poi tutti e dieci fecero la faccia dei bambini che fanno ooohhhh. Di lì a poco, tutti a piangere la morte di Socrate.

La cosa era stata ascoltata anche da un certo Descartes, per gli amici Cartesio, il quale non volle intervenire ed obiettare in presenza degli allievi, perché, a quei tempi, anche i maestri si rispettavano tra loro.

Ma due giorni dopo, acchiappò Aristotele per la collottola e gli disse:

- Neh, Aristò, e tu mica me la conti giusta!

- Ah, no? replicò Aristotele.

- Eh, no, parbleu! Tu mi dici: TUTTI GLI UOMINI SONO MORTALI, SOCRATE È UN UOMO, SOCRATE È MORTALE, e con questo sillogismo credi di aver risolto i misteri dell’universo. Ma vediamo se il tuo metodo gnoseologico è valido. Se io ti dico: I RE DI ROMA SONO SETTE, ROMOLO È UN RE DI ROMA, ROMOLO È SETTE ? Eh, come la mettiamo?

E ancora: tu mi dici: TUTTI GLI UOMINI SONO MORTALI, ed io fino a qua te la faccio passare, anche se potrei già obiettare. Ma quando mi dici: SOCRATE È UN UOMO, e allora mi si rintorcono le budella, perché tu mi passi da “SOCRATE È” a “UN UOMO” senza neppure dire ”volete favorire?”.

Aristotele, che si andava arravogliando di perplessità in perplessità, gli rispose:

- Com’è? Non ho capito.

E Cartesio: - E sì, perché tu prima di affermare che è un uomo, mi devi dimostrare che SOCRATE È.

E Aristotele:- Oh cacchio, non ci avevo pensato! – e si mise a piangere.

Ma Cartesio subito prese a consolarlo:

- No, no, stai sereno, perché che “SOCRATE È” te lo dimostro io-

Aristo: - Ah, sì? E come?

Cartesio - Ecco qui. SOCRATE PENSA, QUINDI È.

E Aristotele smise di piangere, sorrise rassicurato e ringraziò soddisfatto il suo collega.

Ma sfortunatamente per i due, avevo ascoltato la loro conversazione, intervenni, li presi per la collottola e dissi loro:

- Neh, giovanotti! Fermate la carretta! Dove andate con il ciuccio?! Ascoltatemi un momento. Cartè. Tu dici IO PENSO QUINDI SONO. E che correlazione di causa ed effetto c’è tra “il pensare” e “l’essere”? Ugualmente valido sarebbe dire “IO DEFÈCO QUINDI SONO”. Ti pare?

E Cartesio inorridito: - E tu vuoi mettere la volgare azione del defecare, con la nobile e sublime attività del pensiero?

Ed io: - Cartè, ma tu hai mai sentito “pensare” tipi come Mario Borghezio, Roberto Calderoli, Umberto Bossi e altri simili individui di quella razza? Quelli, quando pensano, defècano e non c’è proprio nessuna differenza tra le due attività. Ascoltate me: qui non siamo sicuri di niente. In questo casino di mondo, già se dici “IO” hai detto una cazzata. Figurati quando dici “IO PENSO” e giungi perfino a dire “QUINDI SONO”! Hai detto un cumulo di cazzate!

- Eh, no! - intervenne Aristotele. IO SO DI ESSERE e se sono, ci deve essere Qualcuno che mi ha fatto essere. Di questo sono sicuro. E ne erano sicuri anche Socrate e Platone.

Ed io: - Tu, Socrate e Platone affermate che, se esiste il creato, deve esistere il creatore. Di qui non si scappa. E io dico: E il creatore chi l’ha creato?

Aristotele: - Nessuno. Il creatore è il motore immoto.

Ed io: - E com’è? La legge che, se qualcosa esiste, deve esistere il creatore, vale solo per il mondo di quaggiù? E che facciamo: a chi figlio e a chi figliastro? La legge è legge ed è uguale per tutti! Che è? Forse il creatore è amico di Berlusconi, o forse è proprio Berlusconi, che si fa le leggi per i cacchi suoi, che valgono solo per lui? E poi, sei sicuro che il creato esiste?

Aristotele: - Eh, ma noi siamo qui. Allora chi siamo?

Ed io: - No, tu non ti devi chiedere chi siamo, ma che cosa siamo! Sei sicuro di essere cosa creata? Di esistere? E che vuol dire esistere? Vuol dire forse essere stati creati? E chi l’ha detto?!

Sentite me, più sopra, verso piazza Dante, c’è il Caffè di Diodati. Fa un caffè e una sfogliatella che sono ambrosia e nettare degli dei. Venite con me, offro io, vi faccio deliziare. Nun date retta ‘a filosofia. Mentre vi mangerete la sfogliatella e berrete il caffè di Diodati, veramente potrete dire con sicurezza: IO ESISTO!

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